In tema di biodiversità e di valorizzazione di piccole produzioni territoriali, ci sembra molto interessante il percorso fatto dalla comunità di Calasetta, incantevole borgo sardo, che si trova nella punta settentrionale dell’isola di Sant’Antioco, nell’arcipelago del Sulcis. Vi raccontiamo questa storia, inviataci dalla presidente della Comunità di tutela della Lentiggia naigra de Cadesedda, sperando sia di ispirazione per le moltissime realtà presenti in ogni regione, che potrebbero sfruttare questo momento di rinascita e rilancio dei legumi, per creare un circolo virtuoso che possa portare anche ad uno sviluppo economico e turistico locale. Leopoldo Simonato – Legumi che passione “La Lenticchia Nera di Calasetta. Un percorso di tutela e valorizzazione di una biodiversità identitaria Tabarchina”Storicamente, si presume che la lenticchia a Calasetta, sia stata importata dall'isola di Tabarka, sulla costa tunisina, attraverso i tabarchini, antichi coloni liguri di Pegli, inviati nel 1544 dalla famiglia genovese dei Lomellini e specializzati nella pesca del corallo. Dopo innumerevoli vicissitudini, nel 1770, quarantotto famiglie giunsero a colonizzare l'isola di Sant'Antioco, dediti alla coltivazione e all’agricoltura. In passato, quando l'intero territorio agricolo era interessato dalla coltivazione della vite, la lenticchia nera veniva seminata al centro dei filari dei vigneti. Testimonianze del passato ricordano che la lenticchia veniva usata dai contadini come scambio con i prodotti della pesca, e coltivata esclusivamente da famiglie povere come fonte proteica, non potendo accedere alla carne. Nel 2017 la produzione della lenticchia nera di Calasetta, era ridotta a pochissimi chilogrammi e la sua coltivazione praticata da un ridottissimo numero di abitanti in età avanzata. Questa situazione esponeva la coltura ad un elevato rischio di estinzione. Nello stesso anno, l’agenzia Laore, propose un bando regionale rivolto alle imprese agricole per incentivare la ripresa della coltivazione di biodiversità vegetali. A questo bando, partecipò l’azienda agricola biologica Tupei di Calasetta, proponendo di coltivare la lenticchia nera, denominata nella lingua tabarchina “lentiggia naigra de Cadesedda”. Inizia quindi la coltivazione su una superficie di circa 200 mq., grazie ai semi forniti dall’agricoltore Daniele Rivano, rimasto ormai uno dei pochi che producono a Calasetta la lenticchia per il fabbisogno famigliare, secondo i saperi tramandati dal nonno e da suo padre. Nel 2018 viene costituita la “Comunità di tutela della lenticchia nera di Calasetta- lentiggia naigra de Cadesedda”, con la finalità di tutelare, conservare e valorizzare questa e altre biodiversità del territorio. Nel 2019 sono stati prodotti circa 50 kg. di lenticchie nere, mentre nel 2020 sono raddoppiate con circa 100 kg., con il coinvolgimento di dieci aziende, tre delle quali certificate biologiche. Viene quindi presentata l’istanza per il riconoscimento di P.A.T. accompagnata da una relazione storica, economica e da documentazione fotografica che attesta la coltivazione della lenticchia nera di Calasetta da almeno tre generazioni. Nel 2020, la lenticchia viene inserita nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sardegna. Dal punto di vista botanico, non appartiene alla specie “Lens culinaris” bensì, grazie al lavoro di ricerca dell’Agenzia regionale Agris con il dipartimento di agraria dell’Università di Sassari, alla specie Vicia articulata, che in Sardegna è presente solo a Calasetta.
Riguardo la coltivazione, il periodo di semina avviene a gennaio-febbraio, ma si presta ad essere seminata anche in autunno, in quanto nelle annate siccitose, la fioritura, momento delicato ai fini produttivi, ha maggiore probabilità di ricadere in un periodo umido. A giugno-luglio, con la maturazione dei frutti e il disseccamento dell’intera pianta, si procede all’estirpazione e all’esposizione al sole. Si prosegue poi con la trebbiatura manuale e la battitura, impiegando dei bastoni di legno al fine di favorire la rottura dei legumi e la fuoriuscita dei semi che andranno poi separati dalle restanti parti della pianta, attraverso operazioni di ventilazione all’aperto, di setacciatura e selezionamento. Le rese produttive sono elevate, considerato che seminando 200 gr. si possono ottenere anche 6-8 kg. di lenticchie. Si possono avere quindi rese pari a 30-40 volte la quantità di seme seminato. Si tratta di una pianta, capace di rispondere ai cambiamenti climatici, in quanto resistente alla siccità, adatta e produttiva anche nei terreni più marginali, poveri e fonte di proteine vegetali per l’alimentazione umana. Per Calasetta e la sua comunità la lenticchia nera contiene elementi gastronomici, storici, culturali e biodiversità, meritevoli di essere considerati degli attrattori in un discorso di sviluppo turistico sostenibile. Silvana Pusceddu Presidente Comunità di tutela “Lentiggia naigra de Cadesedda” Azienda agricola Ricci Michele – Agriturismo Tupei – Calasetta [email protected] – cell. 3394752458 Francesco Severino Sanna Agenzia Laore Sardegna BIBLIOGRAFIA LAGHETTI, G., PIERGIOVANNI, A., GALASSO, I. et al. Single-flowered vetch (Vicia articulata Hornem.): A relic crop in Italy. Genetic Resources and Crop Evolution 47, 461–465 (2000). Comune di Calasetta, Comunità tutela lenticchia nera di Calasetta, Agenzia Laore Sardegna Video- La lenticchia nera di Calasetta “lentiggia naigra de Cadesedda” Un percorso di tutela e valorizzazione di una biodiversità Tabarchina” – 4 settembre 2020 I commenti sono chiusi.
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June 2021
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