Intorno alla Val di Zoldo già in passato si seminavano canapa e lino (per la tela), segale, orzo, frumento, fave, patate e piselli. In particolare orzo e fava erano coltivate nelle località più alte, già nella seconda metà del ‘500. Solo verso la fine dell’800 la patata ha cominciato poco a poco a sostituire la fava, presenza secolare testimoniata nell’area dolomitica della Val Zoldana, dell’Alto Cordevole, della Val Fiorentina e dell’Ampezzano. A settembre i semi venivano raccolti, e per essiccarli si mettevano sui favèr, imponenti strutture lignee, ancora visibili a Coi, ridotti di numero, ma segno prezioso di una civiltà antica. In questa zona si consumavano prevalentemente freschi con le lasagnete. Se secchi, una volta lessati, si faceva il passato, o interi “in tecia”. Quest’ultima ricetta prevede un piatto grande di fave, una patata e un pugno d’orzo a persona, una cipolla, un pezzo di lardo (o olio), uno spicchio d’aglio e una tazza di latte, messo verso fine cottura. Nel paese di Zoldo Alto viene oggi prodotta in un piccolo orto, l’antica varietà con baccelli piccoli e seme verde o rosso-violetto, chiamata roane.