Il fagiolo mascherino è una delle numerose varietà che possono essere raggruppate sotto la dicitura “Fagioli della Lucchesia”. Questo patrimonio di biodiversità oggi è protetto e supportato da un progetto regionale che vuole rivalutare le produzioni autoctone. Citato già a partire dal 1883, è da sempre considerato un prodotto tipico della Garfagnana, area montana della Toscana. La coltivazione un tempo avveniva nei terreni di utilizzo comune, all’interno delle ghiare dei torrenti e dei fiumi. Ognuno poteva disporre di un piccolo appezzamento, pochi metri quadrati, delimitato da muretti a secco, chiamati “fagiolaie”. Le coltivazioni restavano in uso fino a quando una piena non le spazzava via e si ricominciava da capo. Il fagiolo mascherino ha rischiato di essere perso per le modalità tradizionali di coltivazione e perché scarsamente produttivo. Il colore, unito alla forma, lo rende subito riconoscibile: il seme è per metà bianco e per metà color vinaccia scuro, tanto da poter essere scambiato con un marrone acceso. Fagiolo a pasta morbida, dalla buccia sottile, con nota dolce nettamente predominante sull’amaro, può essere utilizzato lesso e condito semplicemente, in zuppe e minestre, ma dà il meglio di sé in preparazioni più elaborate e tradizionali, come la scoppiaturaal forno con pancetta.